Milano e la scommessa sul turismo Lgbt: funzionerà?

Milano si dichiara pronta a scommettere sul turismo Lgbt, e disponibile a ospitare il summit internazionale dei tour operator. Il capoluogo lombardo è dunque in prima fila per potersi aggiudicare la possibilità di ospitare l’importante evento del 2020, riunendo imprese e istituzioni pubbliche del settore provenienti da 80 Paesi.

Una scommessa importante, pertanto, per Milano. La città è alla ricerca di una migliore diversificazione del proprio turismo, e diventare la sostanziale capitale del turismo Lgbt sembra essere un buon biglietto di ingresso. Senza spingerci troppo avanti, per il momento quel che è certo è che il capoluogo lombardo è stato candidato da Enit a ospitare, nel 2020, la 37esima edizione della convention organizzata dall’International gay and Lesbian travel association (Iglta), che dovrebbe poter portare nella città italiana diverse centinaia di imprese turistiche e di istituzioni pubbliche internazionali da oltre 80 Paesi nel mondo.

Che l’occasione sia di quelle ghiotte, non ci sono dubbi. Il turismo Lgbt cavalca infatti una tendenza molto interessante: in occasione della recente Bit, la Borsa internazionale del turismo, una ricerca condotta dall’università Bocconi stimava un valore economico del settore a livello mondiale tra i 195 miliardi di dollari e i 211 miliardi di dollari l’anno.

Anche prescindendo dall’importanza qualitativa e sociale dell’impegno di Milano, in prima linea per tutelare i diritti Lgbt, il business sembra essere piuttosto accattivante. Stando a quanto contenuto all’interno di una recente ricerca di Sonders&Beach e Eurisko, infatti, il viaggiatore Lgbt è mediamente in grado di spendere di più rispetto alla media e, inoltre, è un moltiplicatore di buone esperienze, in grado di lanciare nuove tendenze. Si tratta infatti di un turista che ha un reddito superiore alla media, e dispone una formazione scolastica di livello mediamente universitario. Ancora, emerge come nel 29% dei casi il turista Lgbt ricopre posizioni lavorative manageriali ed effettua circa quattro viaggi l’anno.

Insomma, i turisti Lgbt fanno gola agli operatori e il fatto che Milano – e più in generale l’intero nostro Paese – si stia ponendo in prima posizione tra le mete desiderate dai turisti Lgbt (ma è solo quinta tra quelle scelte effettivamente) non può che far piacere. Candidandosi ad ospitare la convention, dunque, Milano punta a consolidare la propria immagine di città ben disponibile ad ospitare flussi di tale target turistico, presentandosi come città modello dell’inclusione anche in campo turistico.

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