Viaggi pericolosi, ecco quelli da non fare nel 2018

State pensando di progettare un bel viaggio con il quale inaugurare il 2018? Forse è meglio dare uno sguardo al sito del Ministero degli Esteri, dove sono evidenziati alcuni consigli sui percorsi da fare e da evitare. A cominciare dalla lista dei Paesi dai quali sarebbe meglio stare alla larga poiché ritenuti estremamente pericolosi, come Siria, Iraq, Libia, Mali, Afghanistan, la zona a Sud-Est della Turchia al confine con la Siria, infine la Striscia di Gaza.

Ma non solo. Nel mirino c’è anche l’Egitto, dove il terrorismo è tornato a colpire, soprattutto contro chiese copte ortodosse e altri obiettivi di sensibili. La situazione della sicurezza nel Paese africano è peggiorata radicalmente negli ultimi anni, e il clima di instabilità che si vive spesso sfocia in azioni ostili nei confronti degli stranieri.

Un’altro Paese visto con particolare cautela è il Kenya, da tempo attraversato da forti tensioni politiche e sociali, che ne fanno una meta di viaggio non più così sicura come un tempo. Particolare attenzione viene esercitata nelle Contee di Kisumu, Homa Bay, Naivasha e Nakuru, nei centri urbani di Nairobi, Mombasa, Malindi e Kisumu, nonché negli slam di Kibera, Mathare, Dandora e Kawangware nell’agglomerato urbano di Nairobi.

A proposito di tensioni, anche l’Honduras ha ricevuto espliciti avvertimenti da parte della Farnesina, con episodi di scontri e di saccheggio che hanno riguardato anche la Capitale e San Pedro Sula. Nuove manifestazioni potrebbero verificarsi in ogni momento e con breve preavviso.

Altre segnalazioni di sicurezza vengono anche dal Brasile. A Rio Grande do Nord c’è stato un recente sciopero delle forze di polizia, militare e civile, che ha favorito un incremento degli episodi di criminalità. Nella Repubblica Democratica del Congo si sono registrate altri scontri violenti tra forze dell’ordine e manifestanti, e viene raccomandato di elevare ulteriormente la soglia di attenzione.

Naturalmente, un cenno ancora più specifico non può che essere attribuito anche a Gerusalemme e ai territori palestinesi, in seguito alle nuove tensioni venutesi a creare dopo la decisione di Donald Trump di spostare la sede dell’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendola (ma solo di fatto) capitale dello Stato di Israele. Ricordiamo che la città è contesta dai palestinesi, e potrebbe diventare la capitale dei due Stati.

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